martedì 26 aprile 2016

Cerchero di non piangere più








                             Cercherò di non piangere più…
 
Visto che ultimamente mi emoziono di piu e verso sempre tante lagrime ho avuto questa ispirazione e ho fatto una promessa che... 
Ho pianto e lo farò ancora 
Ho pianto quando sono morti i miei genitori. 
Ho pianto quando se ne andato mio nipote. 
Ho pianto quando se ne sono andate persone a cui ho voluto bene. 
Ho pianto tanto per Amore con la A maiuscola. 
Ho pianto quando ero giovane e cercavo di trovare la mia strada. 
Ho pianto quando a volte mi sentivo estraneo nella mia stessa famiglia. 
Ho pianto quando aspettavo inutilmente un alito di vento che mi aiutasse a incasinarmi la vita e renderla avventurosa. 
Ho pianto quando sentivo canzoni che mi entravano nell’anima. 
Ho pianto quando ti rendi conto di non essere riuscito a spiegare meglio ai tuoi figli cosa è la vita. 
Ho pianto perché a volte mi trovavo a discutere da solo con le mie contraddizioni da vecchio 60enne. 
Adesso piango perché ho paura di non essere stato quello che volevo essere e non lo sono stato. 
Ho pianto e non me ne vergogno e vado avanti cosi come sono senza paure e risentimenti. 
Di certo non piangerò mai per aver fatto del male perché è qualcosa che non riuscirei a fare. 
Cercherò di non piangere più, anche se sono convinto che chi piange è di sicuro più forte di coloro che non lo fanno.

Dedicato a tutti i piagnucoloni come me…

Monfalcone 26 Aprile 2016

Osvaldo

Cosa è lo stile?


                  La domanda: cosa è lo stile ? : “Lo stile è un’evoluzione naturale. Qualcosa che si deve capire e costruire col tempo. Bisogna prima scoprire quello che ti appartiene e poi coltivarlo. Non si può fare tutto insieme.”

Mi sono messo a pensare a quelle volte in cui, pur indossando qualcosa di attuale, non mi sentivo a mio agio. Alle volte in cui, dopo aver letto un servizio di moda che bocciava un certo capo di abbigliamento che io indossavo, mi scoprivo con quella sensazione di incompetente. Alle volte in cui ho acquistato che poi non ho mai indossato e a quando ho portato allo sfinimento qualcosa fino a logorarne il tessuto.
E allora ho capito: è quello lo stile. È il coraggio di non omologarsi, il coraggio di vestirsi di ciò che piace a prescindere dalle mode del momento. È la disponibilità a conoscere, a provare, eppure non tradire mai il nostro corpo e la nostra indole, non ingannare il nostro riflesso nello specchio, ‘ché siamo unici, con le nostre forme, la nostra taglia, la nostra bellezza.
Ma ho capito anche che lo stile si crea strada facendo, prendendo qualche scivolone, concedendosi dei tentativi, andando dritta a un’idea o accettando un suggerimento. Lo stile si crea col tempo, sì, accumulando il gusto, ma non soltanto per le cose belle, piuttosto per il nostro corpo. Io ho scoperto il mio stile quando mi sono innamorato di me. Solo allora si è disposti a coccolare la propria immagine, quando l’accettiamo, la ammiriamo, ne scorgiamo i difetti con indulgenza, quando sentiamo il piacere di valorizzarla. Lo stile è amore verso se stessi. È un cappello a falda larga solo se ci fa sentire affascinanti, un paio di guanti solo se ci fanno sentire intriganti, una borsa che racchiuda ciò che ci sta a cuore.
“solo gli sciocchi seguono la moda"”, diceva Emilie du chatelet, tre secoli fa. E io mi associo, e mi piacerebbe molto aver sempre il buon gusto di venire a patti con le mode per restare sempre, inconfondibilmente, me stessa.
E voi? Cos’è lo stile per voi?
E qual è l’oggetto che rappresenta il vostro stile?

mercoledì 6 aprile 2016

Perdonare?


Io ci sono riuscito, ho aspettato un pò, certo, ma ci sono riuscito, adesso spetta a voi farlo...
...Quante volte dopo aver subito un’offesa, un torto, un’aggressione, superata la fase della rabbia ci siamo chiesti se sia giusto perdonare ?
Rispondere a questa domanda non è facile. C’è qualcuno che è contrario al perdono perché riteneva che fosse una caratteristica dei deboli perché incapaci di affermare i propri diritti o incapaci di ribellarsi e di vendicarsi.
Altri lo considerano possibile solo nel caso di una sottomissione al più forte o nel caso di un puro narcisismo al sentirsi superiore agli altri perdonando.
La capacita di perdonare, naturalmente, è anche legata all’entità dell’offesa o torto subito e all’importanza che riveste per l’offeso la persona che la ha inflitta.
Di cero il perdono richiede tempo e può avvenire solo dopo che vi sia stato un percorso mentale su l’offesa ricevuta, che permetta di placare la rabbia, il desiderio di vendetta o di punizione di chi ha inflitto il tutto.
Dimenticare non significa perdonare ma è il solo modo per rendere il tutto meno doloroso.
Nello stesso modo perdonare non significa riconciliarsi ma semplicemente non intendiamo più avere nessuna relazione in futuro con la persona che ci ha offeso.
Sono del parere che se non vogliamo dimenticare una persona l’unico modo che abbiamo è odiarla, in più rende più vivo chi ci ha offeso. Tutto questo crea dipendenza. L’altra faccia del perdono è l’odio e l’odio crea dipendenza affettiva.
Per perdonare bisogna anche guardare la realtà dal punto di vista di chi ci ha offeso, comprendendo quelle che possono essere state le motivazioni delle quali possa essere stato, a sua volta, vittima chi ha offeso. Bisogna anche riconoscere eventuali errori che possano aver contribuito alla genesi del torto. Questo insieme di cose potrebbero agevolare la concessione del perdono.
Perdonare, quindi, come gesto di amore per se stessi, perdonare anche se stessi  di aver permesso all’altro di farci del male.Non dimentichiamo che gli altri ci trattano come noi li permettiamo di trattarci. In questo senso il perdono può rappresentare un’occasione di crescita personale perché quello che è accaduto non accada più.
21 giugno 2015
Cio che accade non accade mai per caso, ha sempre un senso, spetta a noi coglierlo per proseguire nel modo migliore la nostra vita e condividerla con le persone che amiamo...
 




Disse John Fitzgerald Kennedy :
Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi”.